Dopo la fuga precipitosa degli americani lo scorso agosto e il ritorno al potere dei talebani, la situazione sociale dell’Afghanistan è nuovamente peggiorata. C’è chi la definisce la più terribili crisi umanitaria di sempre. Oggi il conflitto in Ucraina ha completamente assorbito l’attenzione dell’opinione pubblica e all’Afghanistan manca quella copertura giornalistica che è vitale per non far morire la speranza nel futuro. Ma qualcuno non smette di crederci e di aiutare sempre: è la onlus italiana NOVE è impegnata dal 2012 a realizzare progetti di istruzione e formazione, di avvio al lavoro, di sostegno in vari capi in particolare per le donne, i bambini e anche i disabili.
Cosa è cambiato col ritorno dei talebani
Fuggiti gli americani, i talebani hanno preso il controllo del Paese. Dicono che siano cambiati, ma ciò è vero nella misura in cui hanno iniziato a usare i media e i social, perché la loro ideologia è sempre la medesima. Dialogare con loro non solo è possibile, ma indispensabile per mettere in condizione le onlus internazionali di portare aiuto alla popolazione.
Le organizzazioni vengono registrate dai ministeri e devono comunicare tutto quello che fanno e tutti i soldi che elargiscono. NOVE è riuscita così a lanciare due programmi, di cui quello chiamato WEDUT (Women Education and Training) è dedicato all’alfabetizzazione femminile, mentre sta negoziando col Ministero del Lavoro e degli Affari sociali per insegnare computer e inglese alle ragazze che hanno più di 18 anni. I talebani dunque non vietano apertamente alle donne di istruirsi, ma mettono loro i bastoni fra le ruote ad esempio tenendo chiuse le scuole e impedendo a una generazione di ragazzi di raggiungere un livello scolastico tale da poter andare un giorno all’università.
Raccontare l’Afghanistan al mondo è indispensabile
Dopo il 15 agosto 2021 hanno chiuso la metà dei media outlet e il 72% dei giornalisti afghani non lavora più. Solo i giornalisti stranieri possono in pratica portare alla luce le situazioni più brutte a cui cerchiamo di rimediare. Pensiamo in particolare ai matrimoni combinati, che oggi si è di fatto trasformata nella vendita delle bambine e talvolta anche dei bambini al fine di racimolare i mezzi per la sussistenza del resto della famiglia. Nove onlus dà una mano finanziariamente alle donne rimaste vedove che devono provvedere alla prole, ma di fatto non possono lavorare: dando sostegno economico, possono evitare di fare la scelta terribile di cedere per denaro una figlia minorenne a un uomo molto più anziano. Ma non solo: Nove aveva a Kabul un centro di formazione professionale femminile in cui gratuitamente a migliaia di venivano insegnate varie materie sia intellettuali che pratiche, come inglese, computer, cucina e anche guida. Inoltre si cercava di inserirle nel mondo del lavoro e di farle assumere da aziende.
Oggi è più difficile, perché le donne hanno molto meno spazio, in quanto è consentito loro di operare solo nella scuola o in campi medici come la ginecologia. Ma Nove tenta comunque di offrire delle opportunità o almeno di allievare le sofferenze, grazie al progetto Lifeline con cui dà cibo e denaro necessari per dissuadare molte famiglie a non vendere i propri bambini.
Per saperne di più: https://strumentipolitici.it/onlus-nove-una-speranza-per-la-difesa-dei-diritti-delle-donne-in-afghanistan/
0 commenti